Il bonus che serve al decoro urbano, si ottiene solo se la facciata è visibile dalla strada. No a vetrate, infissi, persiane e simili che rientrano invece nell’ecobonus.
Che cos’è il bonus facciate?
È un’agevolazione fiscale che lo stato mette a disposizione dei cittadini per dare un aiuto economico a chi vuole ristrutturare gli esterni di casa, indipendentemente dal tipo di edificio. Praticamente, consiste in una detrazione Irpef (che sta per Imposta sul reddito delle persone fisiche) e Ires (che sta per Imposta sui redditi delle società) uguale al 90% del costo dei lavori di ristrutturazione.
Facciamo un esempio pratico e semplificato per i meno esperti.
Io sono un lavoratore dipendente e guadagno 1000 euro al mese, sulla mia busta paga il mio datore di lavoro applica la tassa irpef prendendo una parte del mio stipendio e versandola allo stato.
Decido di ristrutturare la facciata di casa mia e spendo diecimila euro. Grazie al bonus facciate, lo stato mi rimborsa il 90% dei soldi che ho speso per la ristrutturazione, quindi novemila euro.
Come me li rimborsa? Scontandomi la tassa che ogni mese il mio datore di lavoro toglie dal mio stipendio per darla allo stato, fino all’esaurimento del bonus che ho accumulato (i novemila euro dell’esempio).
Lo stesso discorso vale per le società.
Chi può chiedere il bonus facciate?
Tutti, residenti e non residenti in Italia, basta essere proprietari dell’immobile. Quindi non solo il proprietario della casa, anche un nudo proprietario (un esempio: il proprietario di una casa che però non può viverci fino alla morte di chi la abita in quel momento) o chi sta in affitto o comodato d’uso può richiedere il bonus (chiedendo il permesso al proprietario della casa).
Anche un familiare convivente con il proprietario (o affittuario ecc.) può richiedere il bonus a patto che sia lui stesso a pagare i lavori di ristrutturazione (tramite bonifici) e che i lavori riguardino la casa in cui convive con il proprietario.
Esempio: Marco vive con suo padre Giuseppe che è il proprietario della casa in cui vivono. Marco può richiedere il bonus facciate, pagando i lavori con il suo conto corrente per ristrutturare la casa in cui vive insieme al padre Giuseppe.
Se però, Marco, figlio di Giuseppe, vuole chiedere il bonus facciate per una casa del padre in cui però non vive, non può farlo. Solo Giuseppe, che è il proprietario o chi c’è in affitto potranno chiedere il bonus.
Inoltre anche chi ha firmato un contratto preliminare di vendita ed è entrato in possesso della casa può chiedere il bonus.
Cos’è un contratto preliminare di vendita?
Detto anche “Compromesso”, è un vero e proprio contratto, firmato dal venditore e dall’acquirente, che si impegnano l’uno a vendere, e l’altro a comprare l’oggetto del contratto (ad esempio una casa). Quindi si obbligano per legge a concludere l’affare con la firma del rogito notarile (l’atto di compravendita finale che si fa dal notaio). Concludendo, il compromesso si può intendere come un impegno che due parti prendono tra di loro e di fronte alla legge.
Anche chi decide di fare i lavori con le proprie mani può chiedere il bonus, ma solo per le spese di acquisto del materiale.
Ho iniziato i lavori di ristrutturazione nel 2021 ma ho fatto alcuni pagamenti nel 2021 e altri nel 2022, cosa succede?
Saranno agevolati solo i lavori e le spese fatte entro il 31 dicembre 2021.
Nel caso di una impresa individuale, di una società o di un ente commerciale, bisogna fare riferimento al periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2021 e al 31 dicembre 2021 indipendentemente dalla data di avvio dei lavori e dalla data dei pagamenti.
In caso di lavori alla facciata di un condominio?
Conta la data del bonifico fatto dal condominio. Ad esempio: se gli inquilini del condominio, nel 2021, pagano le rate per fare i lavori, ma il bonifico viene fatto nel 2022, questo non da diritto al bonus.
Come viene dato il bonus?
Per prima cosa, precisiamo che non ci sono limiti di spesa. Di base, come abbiamo spiegato nell’esempio del lavoratore dipendente, il bonus viene dato sotto forma di detrazione di imposta (pagando meno tasse sulla busta paga) diviso per 10 quote annuali.
Nel caso in cui non si voglia sfruttare questa modalità, esistono due alternative:
- uno “sconto in fattura” sulla cifra dovuta al fornitore (ad esempio se il lavoro costa diecimila euro, paghiamo solamente mille euro e i restanti novemila, il fornitore, li recupera sotto forma di sconto sulle tasse)
- la “cessione del credito” ovvero chi ha diritto allo sconto del bonus lo cede a: un fornitore, una persona/società/ente, una banca
Questo bonus si può cumulare con altri, ad esempio il superbonus?
Si, se si fanno sia lavori di ristrutturazione della facciata che, ad esempio, lavori che riguardano l’isolamento termico della casa che rientrano nel cosiddetto “ecobonus” è possibile avere tutte e due le agevolazioni a patto che le spese siano contabilizzate in modo separato.