Il primo intervento, in Italia, su un uomo di 70 anni, di impianto di una retina artificiale è avvenuto alla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma.
La retina è stata messa a punto dalla startup Nano Retina, con sede a Tel Aviv. L’intervento, effettuato da Stanislao Rizzo, direttore della Oculistica del Gemelli, è andato bene: subito dopo il risveglio il paziente, colpito da una grave retinite pigmentosa che ha causato la perdita della vista, era già in grado di percepire la luce. Attualmente il trattamento è ancora in fase di sperimentazione all’interno di uno studio clinico su pochi pazienti e i criteri per entrare nel trial sono molto selettivi, anche se l’augurio è che in futuro l’opzione possa essere fornita a un numero maggiore di persone.
La protesi viene posizionata sopra la superficie retina dalla mano del chirurgo. In generale la vista è resa possibile da cellule chiamate fotorecettori, raggiunti dai fotoni della luce incidente.
I fotorecettori trasmettono il segnale nervoso così prodotto ad altre cellule, dette cellule ganglionari della retina, che trasmettono le informazioni dai fotorecettori al cervello. In pratica, dunque, la luce che arriva sul fondo dell’occhio viene tradotta in segnali che arrivano al cervello attraverso il nervo ottico. La protesi impiantata è frutto di una ricerca decennale.
Affinché il settantenne possa effettivamente vedere deve indossare degli speciali occhiali. Questi occhiali alimentano il dispositivo, inviando un raggio infrarosso attraverso di un minuscolo impianto fotovoltaico (due cellule fotovoltaiche).

Inoltre il software e l’hardware contenuto negli occhiali modulano gli stimoli luminosi che arrivano agli elettrodi. Questi segnali saranno tradotti in impulsi elettrici che manderanno l’informazione al cervello.
Ad oggi, complessivamente sono stati effettuati 6 interventi del genere, in Israele e in Belgio, e quello del Gemelli, compiuto dal gruppo di Rizzo, fra i pionieri degli impianti della retina, è il primo in Italia. Lo studio clinico è in corso in diversi paesi e, oltre al professor Rizzo, prende parte il professor Francesco Bandello del San Raffaele di Milano.
La selezione è stretta e per ora riguarda persone con retinite pigmentosa – che colpisce circa 150mila italiani – negli stadi avanzati, quando non ci si vede più da entrambi gli occhi. Inoltre, i candidati devono essere fortemente motivati e vanno incontro anche a colloqui psicologici, come spiega Rizzo, per valutare le aspettative e le loro potenzialità di seguire una lunga riabilitazione.